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papo La terza ipotesi
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Riduzione all'Open Individualism

Come arrivare ad una nuova versione di monopsichismo ragionando in modo riduzionista

di Iacopo Vettori - Dicembre 2017

Considerazioni conclusive etiche e pratiche

94. La mia prima reazione, una volta che mi sono convinto che l’Open Individualism doveva essere vero, è stato un senso di sollievo per tutti i miei problemi personali, compresi quelli legati alla salute. La rivoluzione prospettica che ne deriva ci permette di fronteggiare le circostanze sfortunate con maggiore coraggio, riconduce molti problemi esistenziali a problemi sociali, e anche senza introdurre alcuna giustizia divina, fornisce una compensazione automatica tra tutti i dolori e tutti i piaceri, attraverso la consapevolezza di essere sempre il destinatario di ognuno di essi. Questo non significa che dobbiamo accettarli passivamente, come ad esempio invita a fare la visione della reincarnazione dell’Induismo, ma al contrario ci spinge a ridistribuirli in modo equilibrato, evitando gli eccessi localizzati, esattamente come ognuno di noi cerca di fare quando ha la possibilità di gestire nell’arco della propria vita i beni che ha a disposizione, o le difficoltà che deve affrontare. La mia speranza è che l’adozione diffusa dell’Open Individualism possa aiutare l’umanità a adottare un comportamento più solidale, cessando di essere essa stessa la principale causa delle sofferenze che deve sopportare. Rende evidente in modo definitivo che per ogni singolo individuo non è vantaggioso fare qualcosa che porti a un guadagno personale a prezzo di una perdita maggiore per l’intera comunità.

95. Facendoci diventare consapevoli che dobbiamo considerare qualsiasi altra persona come se fossimo noi stessi in una diversa fase della nostra vita, l’Open Individualism spinge ogni individuo a farsi partecipe dei problemi sociali e a cercare di migliorare la condizione umana nel suo complesso. Questo dovrebbe diventare un obbiettivo impellente per tutti, promuovendo un’etica di tipo Utilitaristico, dove si cerca il maggior vantaggio comune, e per conseguenza logica anche una maggiore solidarietà globale. Poiché l’Open Individualism ci permette di considerare gli altri come nuove versioni di noi stessi, diverse solo in apparenza, il comportamento etico finisce con il coincidere con il comportamento razionale, come sottolinea Daniel Kolak in I Am You. Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che l’Open Individualism è attualmente quasi sconosciuto, ed anche immaginando il miglior futuro possibile, ci sarà sempre qualcuno che continuerà a non accettarlo. Questo è normale perché nasciamo con una diversa visione di noi stessi, quella che Kolak ha chiamato Closed Individualism. L’Open Individualism è una conquista culturale. Nessun bambino e nessun animale possono capirlo. Per questo motivo, penso che l’adozione di un Utilitarismo integrale non sia consigliabile, e che sia necessario considerare dei fattori di moderazione che renderanno l’etica risultante più simile al Prioritarianismo, che considera più importante occuparsi di coloro che si trovano in condizioni peggiori anche se questo non bilanciasse, in termini Utilitaristici, un mancato incremento di benessere a chi sta già in condizioni migliori.

96. Inoltre, penso che un sistema di regole etiche o razionali non possano essere separate dalla valutazione di molti fattori che cambiano col tempo, impedendo la possibilità di creare un sistema definitivo. Ciò che è considerato etico in un sistema ricco di risorse potrebbe non esserlo in un mondo in cui le risorse sono limitate. Specificatamente, nel nostro mondo moderno, non è possibile ignorare che alcune risorse, come il petrolio, non sono rinnovabili, mentre altre, anche se sono rinnovabili, hanno comunque dei livelli di massimo consumo ammissibile che non possono essere superati, come ad esempio la disponibilità di cibo, mentre altre ancora, come l’energia solare, richiedono degli investimenti per poter essere sfruttate al massimo del loro potenziale. Così, il comportamento etico è quello che riesce ad ottenere il massimo beneficio dalle risorse disponibili, tenendo però conto della necessità dello sviluppo futuro, in modo che il benessere globale possa continuare al meglio anche per le prossime generazioni. Per raggiungere questo risultato, è necessario minimizzare gli sprechi, il che significa adottare delle regolamentazioni che nella attuale forma di capitalismo esistono appena, perché in nome del profitto si giustifica lo spreco e lo sfruttamento. La dipendenza dell’etica dalla disponibilità di risorse impedisce di tradurre direttamente l’Open Individualism in un insieme di regole etiche definitivo, ma può indicare i criteri per definire i limiti da rispettare, da cui dedurre le norme su cui dovrebbe basarsi ogni teoria economica.

97. Potrebbe sembrare che l’Open Individualism prometta una visione idilliaca del mondo, in cui tutti possano convivere in armonia. In realtà, ci saranno sempre dei conflitti quando differenti gruppi di persone proporranno soluzioni alternative a problemi importanti. Spero che però anche in questi casi l’Open Individualism possa aiutare a gestire questi conflitti con il migliore spirito di cooperazione. Dobbiamo sempre stare attenti a non sovrastimare le nostre capacità individuali o collettive nel trovare le risposte adatte ai nostri problemi pratici. Anche quando siamo spinti dalle migliori intenzioni, dobbiamo sempre essere coscienti che non possiamo mai essere certi che le nostre decisioni siano le migliori possibili. Anche se potessimo connettere tutti i nostri cervelli per formare una super-mente unificata, non potremo mai raggiungere un’infallibilità o un’onniscienza di tipo divino. Così, sarà meglio continuare a considerare le nostre decisioni con un certo grado di apertura e di incertezza, con la consapevolezza che le nostre previsioni potrebbero rivelarsi sbagliate.

98. Quando qualcosa non va per il verso giusto, dobbiamo tenere a mente alcune considerazioni morali. Poiché l’identità personale non ha più importanza, non ha importanza neanche tentare di punire o premiare una particolare persona, possiamo solo punire e premiare il comportamento degli individui. Questo ha una sua utilità pratica solo se la punizione o il premio hanno un effetto positivo sul comportamento dell’intera comunità, ma non c’è alcun senso nel punire o premiare degli individui che non sono capaci di comprendere i loro meriti o le loro colpe, o che sono talmente cambiati che non si comporterebbero più nello stesso modo. La punizione per un comportamento scorretto dovrebbe essere come una medicina somministrata per guarire una malattia. Non ha senso considerare la punizione come una sorta di vendetta sociale, l’unico obbiettivo dovrebbe essere quello di eliminare le cause che hanno prodotto il comportamento sbagliato, in modo da prevenire la possibilità che possa accadere di nuovo.

99. L’Open Individualism ha alcune conseguenze che potrebbero non piacere a tutti. È importante capire quale sia ili punto di vista da assumere in alcuni casi che potrebbero essere controversi. Ad esempio, la maggioranza delle persone che è contraria all’aborto pensa che ognuno abbia una sola opportunità di nascere, e che quindi l’aborto equivalga a togliere a un’altra persona la sua unica occasione di vita. Secondo l’Open Individualism, non esiste “un’altra persona”. Questo non significa che l’aborto sia una bella cosa, ma non è un crimine contro un’altra persona che non avrà altre chance di vita. Con l’aborto, noi stiamo solo escludendo dall’esistenza un’altra forma dello stesso fenomeno della soggettività che attualmente sta sperimentando la nostra stessa vita. Se il feto è sano, l’aborto può rappresentare uno spreco tanto maggiore quanto maggiore è il suo sviluppo, ma se il bambino presenta delle gravi patologie, l’aborto è molto probabilmente la scelta migliore. Questo può sembrare sbagliato a molte persone, specialmente quelle di formazione religiosa. Ma immaginiamo di parlare con Dio in persona, e che Dio ci dicesse chiaramente che quel bambino sfortunato sarà la vostra prossima incarnazione, e che ci offrisse la scelta di evitarla, per saltare direttamente alla nostra incarnazione successiva. In questo caso, credo che quasi tutti deciderebbero di evitare quella sfortunata incarnazione. Ecco, questa situazione sarebbe equivalente a quella prospettata dall’Open Individualism, anche senza implicare l’esistenza di alcuna divinità.

100. Spero in un futuro in cui questo punto di vista sarà largamente conosciuto ed accettato. Vi invito a considerare quanto sarebbe migliore il mondo, paragonato al nostro conflittuale mondo attuale. Noi siamo i proprietari di tutte le nostre vite. Questo non ci rende più saggi o intelligenti, ma ci libera dalla paura della morte e ci invita a collaborare onestamente tra noi. Il valore della nostra vita individuale consiste nelle cose buone che lasciamo agli altri. La cosa peggiore però è considerare che prima che questa visione sia universalmente accettata, dovremo sopportare ancora un enorme numero di vite infelici solo perché molte persone non si curano del destino degli altri, causando ingiustizia e sofferenza per molti altri. Per questo motivo, continuerò a tentare di diffondere la conoscenza dell’Open Individualism. Spero che possiate convenire che il cambiamento che indurrebbe nella nostra vita sarebbe talmente positivo da rappresentare da solo un motivo valido per sostenere l’Open Individualism, anche se non vi risultassero ancora del tutto convincenti gli argomenti che ho provato ad esporre in questo documento nel modo più chiaro e conciso che ho potuto. 

Continua nella prossima pagina "Bibliografia e linkografia".

 

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