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papo Iacopo Vettori
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Il battello ebbro - Le bateau ivre (da "Poesie", Arthur Rimbaud 1871)


IL BATTELLO EBBRO.MP3 - File MP3 di 4.1MB (durata 6'51")

 

Appena presi a scendere lungo i fiumi impassibili,
mi accorsi che gli alatóri non mi guidavano più:
urlando, i pellerossa li avevano assaliti,
ed inchiodati nudi ai pali variopinti.

Non mi curavo più di avere un equipaggio,
col mio grano fiammingo e il mio cotone inglese,
e come gli alatóri cessarono le grida,
i fiumi mi lasciarono scendere come volli.

Negli schizzi furiosi delle maree,
io, l'altro inverno, come un bimbo testardo,
son corso! E le penisole strappate dal mare
non videro mai tumulto più trionfante.

La tempesta ha benedetto i miei risvegli in mare.
Più leggero di un sughero ho danzato tra i flutti,
che in eterno rivoltano le vittime,
dieci notti, senza rimpianto dei vuoti occhi dei fari!

Più dolce che ai bimbi la polpa aspra di mele,
entrò l'acqua verde nel mio scafo d'abete
e le macchie blu di vino e di vomito
via mi lavò, disperdendo il sartiame.

Da allora, sono immerso nel Poema
del Mare, infuso d'astri, lattescente,
divorando il verde azzurro dove a volte
fluttuano in estasi annegati pensosi;

dove, macchiando l'azzurro, deliri
e lenti ritmi al volger del giorno,
più forte dell'alcool, dei nostri lirismi,
fermenta il rosso amaro dell'amore!

Conosco i cieli crepitanti di lampi, i gorghi,
le risacche e le correnti: so la sera,
l'alba che splende di mille colombe,
e a volte ho visto ciò che l'uomo ha creduto.

Il sole radente, con mistici orrori
che illuminava coaguli viola,
come gli attori di antiche tragedie
e i flutti serrarsi, fremendo lontano!

Ho visto in sogno le nevi abbaglianti,
un bacio riemerso agli occhi dei mari,
i flussi vitali di linfe inaudite,
i canti al risveglio dei fosfori blu.

Per mesi ho seguito le mandrie di vacche
furenti di onde all'assalto di scogli,
e vidi Marie dai piedi lucenti
vincere il muso dell'oceano ottuso.

Mi son trovato in Floride incredibili,
con fiori agli occhi di pantere in pelle
d'uomo! Arcobaleni tesi come briglie
da glauchi branchi, oltre l'orizzonte.

Ho visto fermentare stagni enormi,
con dentro imputridire un Leviatano!
Cascate d'acqua in mezzo alle bonacce,
e negli abissi sprofondar distanze!

Ghiacciai, soli d'argento, cieli accesi!
orride secche in fondo a golfi bruni
dove serpenti rósi dalle cimici
cadon dai pruni, con neri profumi.

Avrei voluto far vedere a tutti
dei pesci d'oro i canti, in flutti blu,
le schiume fiorite seguir la deriva,
i venti ineffabili che m'han dato l'ali.

Poi, stanco martire di poli e tropici,
il mare, che cullava il mio rollio,
mi offriva fiori d'ombra a bocci gialli
ed io restavo, come donna prega...

Isola quasi, sbattendo ai miei bordi
le feci stridule di uccelli biondi,
andavo, e allora, tra i miei filamenti,
riversi giù, gli annegati scendevano!

Adesso io, battello perduto,
scagliato al cielo deserto d'uccelli,
di cui nessun veliero delle Anse
ripescherebbe lo scafo ubriacato;

libero, immerso in brume violette,
io, che foravo il muro del cielo
che indossa, splendidi ai veri poeti,
muschi di sole, con muchi d'azzurro;

io che correvo con lùnule elettriche,
tavola folle, tra neri ippocampi,
mentre che luglio abbatteva furente
cieli oltremare con vertici ardenti;

io che tremavo, sentendo mugghiare
la foga dei Behèmoth, i densi Maèlstrom,
corsaro eterno d'immobili azzurri,
le sponde antiche d'Europa rimpiango!

Ho visto gli arcipelaghi di stelle,
isole aperte con cieli in delirio
- forse t'esìlii in quelle notti immense,
milioni di fenìci, futuro vigore?-

Ma basta, ho pianto troppo! Le albe son grevi,
le lune atroci, il sole è amaro:
l'amore acro m'ha stordito in torpore.
Scoppi la chiglia! Che affondi nel mare!

L'unica acqua d'Europa che voglio,
è la fredda pozza, che a sera riceve
un bimbo raccolto, che spinge una barca
fragile come farfalla di maggio.

Non posso più, dopo languide onde,
dei mercantili seguire il cammino,
sfilare con l'orgoglio di stendardi,
né sotto gli occhi orrendi dei pontoni.

 

IL BATTELLO EBBRO.MP3 - File MP3 di 4.1MB (durata 6'51")

 

Traduzione di Iacopo Vettori, Aprile 2010